L’INDUSTRIA DEL FASHION TRA PRESENTE, FUTURO E STARTUP

Il settore della moda gioca, da sempre, un ruolo importante nell’economia italiana. Quella che per i non addetti ai lavori può apparire come un’industria “secondaria”, rispetto ad altre sezioni di mercato, è in realtà uno dei pilastri portanti del benessere del nostro paese. Come venture accelerator da alcuni anni abbiamo iniziato ad approcciare a questa industria, in quanto chiave di sviluppo anche per l’ecosistema delle startup.

Il settore della moda, infatti, è responsabile del 4% del PIL totale della penisola, apportando un fatturato di 66,1 miliardi di euro l’anno, secondo i dati forniti da Mediobanca. Tuttavia, non è solo la dimensione di questa industria ad attirare gli occhi di imprenditori ed investitori. C’è, infatti, un altro dato sul quale è importante concentrarsi: la crescita. Questo perchè nel quinquennio che va dal 2012 al 2016, il settore moda ha visto un aumento di fatturato del 23,3%, ben superiore al 6,6% della manifattura italiana[1].

Ad essere interessate da questo rialzo importante sono state soprattutto le grandi imprese storiche. Ad esempio, Luxottica, Prada ed Armani hanno avuto una crescita del 18,6% in soli cinque anni. L’espansione è stata accompagnata anche ad un aumento notevole del personale impiegato in questo settore, con un tasso di assunzione positivo del 21%; per avere un’idea dell’imponenza dell’industria della moda, si pensi che le 15 aziende più grandi in questo ambito contano un totale di oltre 300.000 dipendenti[2].

L’espansione e la crescita catturano facilmente l’attenzione di giovani imprenditori, startup ed investitori, che al giorno d’oggi vedono in questo campo un mare magnum di opportunità, nel quale operare e portare alla luce le proprie idee creative. Tuttavia, non è tutto rose e fiori: le sfide e le criticità dell’industria non sono affatto da sottovalutare e richiedono un’attenta analisi e valutazione da parte di coloro che decidono di addentrarsi oggi in questa avventura.

Uno sguardo al futuro

Come viene riportato in un interessante articolo proposto da Il Sole 24 Ore[3], gli anni che verranno porteranno delle novità rilevanti all’interno del settore del fashion.

Principalmente sono  tre gli aspetti che, ad oggi, sembrano giocare un ruolo importante nello sviluppo dell’industria della moda: la self-disruption, l’avanzamento del digitale e la sostenibilità. Il primo fa riferimento ad un fenomeno in atto da ormai qualche semestre. I brand tradizionali, infatti, stanno trovando l’esigenza di rivedere i propri modelli di business e la propria offerta, per poter assecondare le nuove richieste di mercato. Ciò è da imputare ad un calo della fedeltà dei consumatori nei confronti dei marchi e alla loro propensione alla ricerca di una continua novità. Ecco, allora, che i piccoli brand emergenti si trovano, tutto d’un tratto, a rappresentare un degno avversario (e in alcuni casi una vera e propria minaccia) per le aziende storiche. Adattare la propria strategia ed essere flessibili è oggi imprescindibile, anche per i marchi più popolari del settore. L’avanzamento del digitale, poi, aggiunge un ulteriore livello di complessità. Gli operatori e-commerce, infatti, al fine di catturare l’interesse di quanti più marchi possibile, sono costretti ad una continua e progressiva innovazione, sviluppando servizi a valore aggiunto sempre nuovi. Ciò porta all’emergere di un ecosistema estremamente competitivo, dove la sopravvivenza di un’azienda non è data solamente da una forte presenza di mercato, ma anche e soprattutto dalla sua capacità di interfacciarsi al settore in maniera specifica, facendo investimenti ed acquisendo realtà minori, secondo un’attenta strategia di sviluppo interno.

Infine, una delle criticità che il settore del fashion si trova a dover affrontare è sicuramente quella della sostenibilità. Si conta, infatti, che l’industria del tessile consumi 26,4 trilioni di litri d’acqua ogni anno; una quantità davvero importante, soprattutto se letta alla luce di un altro dato, quello relativo agli sprechi.[4] Abbiamo visto come la clientela sia, oggi più che mai, alla continua ricorsa dei trend e “dell’ultima moda”. Questo comporta la necessità di un repentino incremento della produzione, una volta che un determinato oggetto attira l’attenzione del grande pubblico. Spesso, però, proprio la rapidità dell’evoluzione di un trend non permette lo “smaltimento” di tutti gli esemplari di un modello, risultando in un problema di sovrapproduzione non indifferente. Per fare un esempio, il brand di lusso Burberry, nel 2017, si è trovato con l’equivalente di 36 milioni di dollari di prodotti invenduti, proprio per via di questa inclinazione frenetica del mercato.  Le proiezioni di questa tendenza non sono affatto positive. Le statistiche parlano chiaro: se si continuerà su questa rotta, entro il 2050, l’industria del fashion arriverà a consumare un quarto del carbonio totale disponibile, andando ad intaccare la sopravvivenza di altri mercati. Ecco, allora, che in un ambiente simile si celano numerose opportunità per imprenditori ed investitori, che con occhio attento possono scovare o ideare progetti che favoriscano una maggiore sostenibilità del settore, permettendo una crescita continua, ma limitando gli effetti collaterali.

Il futuro è di chi comprende il presente

Dopo aver visto quelli che sono i trend dell’industria della moda, una domanda sorge spontanea. In tutto questo, quale ruolo possono ricoprire le startup che decidono di entrare nel fashion?

Potrebbe venire spontaneo immaginare che le grandi aziende, ormai, assorbono tutto il potenziale economico dell’industria, eppure non è così. Certo, il creativo che, chiuso nella propria stanza, si mette a produrre capi ed accessori, sperando di poter un giorno entrare tra i grandi nomi della moda, risulta essere un modello un po’ superato. Tuttavia, le prospettive sono più che rosee per chi riesce a comprendere e far propria la direzione di questo settore.

La tecnologia è, oggi, sempre più utilizzata anche per la realizzazione della parte creativa, tramite l’uso di intelligenze artificiali e software dedicati. Diventa, quindi, importante acquisire conoscenze anche nell’ambito della programmazione e dello sviluppo di applicazioni, che facilitino poi il processo di “produzione della novità”. Il designer, oggi (e domani sempre di più), non è più (o meglio, solamente) la persona, ma (anche) l’IA. A favore di questa nostra tesi si possono citare, a titolo d’esempio, collaborazioni tra brand ed aziende tech, come quella avvenuta nel 2018 tra Tommy Hilfiger e IBM.[5]

Conclusione

Tirando le somme di questo nostro discorso, possiamo affermare che il focus dell’industria del fashion si sta spostando dal servire un mercato globale, verso la ricerca di metodi di creazione e produzione che siano smart e più sostenibili sul lungo periodo. È proprio in questi due ambiti che si concentrano le maggiori opportunità per gli appassionati del settore.

Nuvolab, svolgendo il ruolo di venture accelerator, si occupa di sostenere ed accelerare lo sviluppo di startup e nuovi progetti nei diversi ambiti dell’economia italiana, tra appunto cui anche il fashion. Proprio in questo settore, Nuvolab  sta accelerando Design Italian Shoes (DIS), il brand che digitalizza il piccolo artigianato in chiave industria 4.0, per proporre sul mercato un modello di business in grado di produrre calzature just-in-time in relazione alla specifica domanda del cliente. Inoltre, fa parte del portfolio di Nuvolab anche Design Wanted, una piattaforma internazionale orientata alla promozione dei migliori talenti nel design, nell’architettura e nella tecnologia, facendo leva su una community composta da più di 600.000 persone.

Scopri di più sull’ecosistema di Nuvolab

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[1]    https://www.ilsole24ore.com/art/la-moda-italiana-vale-4percento-pil-ma-cresce-meno-griffe-francesi-AEtYT1zD

[2]    https://www.ilsole24ore.com/art/la-moda-italiana-vale-4percento-pil-ma-cresce-meno-griffe-francesi-AEtYT1zD

[3]    https://www.ilsole24ore.com/art/ecco-come-sara-2019-moda-crescita-non-omogenea-india-e-digitale-fattori-strategici–AEXORYpG

[4]    https://www.cbinsights.com/research/fashion-sustainable-technology/

[5]    https://www.cbinsights.com/research/fashion-tech-future-trends/